Tra questi si potevano osservare ragazzi vestiti con giubbe e gambali di pelle di pecora, con ncirati tele cerate con cui i contadini solevano ripararsi dalla pioggia , con vecchi vestiti indossati alla rovescia. Molti ragazzi si vestivano, inoltre, da donna accentuando gli attributi femminili con dei cuscini.
I mascarati giravano per il paese urlando, suonando campanacci muligna , percuotendo vecchio pentolame, disturbando i passanti e il traffico automobilistico.
Le maschere che seguivano il feretro, qui come altrove un pupazzo di paglia rivestito di stracci, erano vestite a lutto e alcune recavano mazzi e ghirlande di fiori. Nannu, sangu meu, ca nenti mi lassasti! Giunto in piazza il nannu veniva posto su una catasta di legna e dato alle fiamme. Intorno al rogo le maschere ballavano al suono di allegre musiche. Accanto alla bara, seduto su una sedia, un manichino che rappresenta la moglie. Candele e elementi vegetali completano il quadro. Dalle prime ore del pomeriggio si alternano le visite.
Beddamatri, Beddamatri, aaah! Intorno alle La banda musicale si dispone intanto innanzi alla camera ardente e comincia a intonare marce funebri.
Dietro si dispongono i parenti disperati, due monaci, la banda musicale e il resto delle maschere. Il corteo carnascialesco, accompagnato dal suono della banda, dalle urla disperate dei parenti, dal salmodiare degli incappucciati, si avvia allora lungo il corso Garibaldi per un centinaio di metri, poi torna sui suoi passi, in piazza, percorrendola in tondo.
Il fuoco viene intanto acceso, mentre la banda intona musiche da ballo. Roghi del nannu sono attestati anche in alcuni quartieri popolari di Palermo.
Composti su due sedie, i fantocci, imbottiti di petardi, sono stati bruciati tra la gioia e il clamore dei ragazzi e degli adulti che assistevano. Il nannu viene recato in calesse fino alla piazza dove il sindaco gli porge ufficialmente il benvenuto. La rappresentazione ha inizio intorno alle Il fantoccio di paglia, con una maschera di gomma sul viso, che riproduce le fattezze di un vecchio e rivestito di vecchi abiti viene composto su una barella di assi lignee e circondato di fiori. Il tutto viene posto su un furgoncino scoperto.
La descrizione va avanti per pagine e pagine del capitolo poi incluso in Viaggio in Italia , raccontando il lancio dei confetti di zucchero, vere e proprie sassaiole, che prendono di mira le persone e in particolare i preti; i confetti non sono altro che gli antecedenti dei nostri coriandoli, inventati solo di recente, che con le stelle filanti sono presenze immancabili nelle nostre celebrazioni.
Tre sarebbero le sue fonti originarie: i lupercali, con i loro riti paurosi; gli ambarvali, allegri e salterini; e soprattutto i saturnali, con i loro scherzi inattesi; tutte e tre le radici affondano nella cultura popolare pagana e nelle istituzioni del mondo romano. Il suo significato ludico emerge solo nel XII secolo proprio a Roma, dove compare un ludus canelevarii, e quindi negli statuti cittadini di Viterbo nel Goethe racconta nella sua cronaca del Carnevale romano la scena della donna gravida presa dalle doglie per lo spavento provocato da un litigio tra uomini armati di coltelli di cartone argentato; posta su una sedia, partorisce un pupazzo orrendo tra le risa degli astanti.
In quel periodo lo spirito sovversivo del Carnevale va appannandosi. Si assiste, scrive, a un processo di riduzione, imbastardimento e impoverimento dei riti e degli spettacoli Carnevaleschi nella stessa cultura popolare che per secoli li aveva alimentati. Tra le sue opere tradotte in italiano: "Le frontiere dello storico" Laterza, , "Storia di un paese: Montaillou" Rizzoli, , "Il carnevale di Romans" Rizzoli, , "Tempo di festa, tempo di carestia" Einaudi, , "Il denaro, l'amore, la morte in Occitania" Rizzoli, , "I contadini di Linguadoca" Laterza, , "Autobiografia" Rizzoli, , "La strega di Jasmin" Ed.
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